lunedì 24 settembre 2007

Notizia da Luca Boschi Blog MAGNUS a Castel del Rio

MAGNUS, IN MOSTRA PRESSO IL "SUO" ALBERGO

Tutto ciò domani (se leggete oggi! :-), domenica 2 settembre.
Magnus, per l’anagrafe Roberto Raviola, leggendario disegnatore e autore di fumetti, Maestro del bianco e nero, raro conciliatore di critica e lettori sul piano del successo, co-vincitore (di fatto) del Premio Franco Fossati 2007 col volume realizzato a corredo della sua strepitosa mostra personale organizzata la scorsa primavera dal gruppo Hamelin, nasce a Bologna il 31 maggio 1939, durante un gran temporale. L’oroscopo cinese diceva che quello era “l’anno del Gatto”. “Gatto bagnato ne mostra delle belle”, recita più o meno un vecchio adagio...
Dopo il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e un approccio professionale con l’illustrazione, negli anni Sessanta assieme a Luciano Secchi (Max Bunker), Magnus dà vita ai neri "Kriminal" (1964) e "Satanik" (1965), al poliziesco "Dennis Cobb" (1965), al fantascientifico "Gesebel" (1966), alla satira medioevale di "Maxmagnus" (1968), al serial di costume "Alan Ford" (1969).

Dal 1975, da solo o con tempora-nei compagni di viaggio, è all’opera coi temi e i filoni dell’imma-ginario più diversi: dal thriller de "Lo Sco-nosciuto" (1975) alla fanta-scienza di "Milady 3000" (1980), dal medioeval- grottesco de "La Compagnia della Forca" (1977, con Giovanni Romanini) all’erotico de "Le centodieci pillole" (1985), dal fantastorico de "I Briganti" (1978) allo splatter demenziale di "Necron" (1981), opera della quale in occasione di questa mostra di Castel del Rio esce il terzo volume della ristampa pubblicata dalle Edizioni DI/Grifo Edizioni, a fianco del saggio di Gabriele Bernabei "Il pittore di Castel del Rio".
Nel 1982, Magnus realizza in francese una sua autobiografia a vignette, dove affida alla dottoressa Frieda Boher il compito di fare da guida del proprio itinerario artistico ai suoi nuovi fans d'Oltralpe. Magnus cita come ispiratori “des personnages magnifiques...” e mostra il mago Mandrake, i pionieri della fantascienza Flash Gordon e Brick Bradford, il perfido despota di Saturno Rebo, il Mefistofele a fumetti disegnato da Rino Albertarelli...E ricorda che per lui, la cosa più dbella è sognare : “... Pourtant la chose la plus belle c’est sans doute la possibilité de faire des réves... et puis de pouvoir rever encore... et puis encore... et puis enc...”
Versatilissimo, unico, molto imitato ma sempre inimitabile, racchiude la sua essenza di uomo e di artista nell’esagramma con cui firma alcune delle sue opere più mature: un simbolo che secondo l’antica filosofia cinese del "Libro delle Mutazioni" identifica il Viandante, "l’Uomo che Non Smette Mai di Cercare".Questa costante ansia di ricerca lo spinge anche a misurarsi, negli ultimi anni della sua vita, in una impresa «da far tremare i polsi», come la chiamava lui: le duecentoventiquattro sontuose tavole di "Tex - La valle del terrore", un racconto scritto da Claudio Nizzi con il personaggio disegnato da un collega che Magnus ha sempre molto ammirato: Aurelio Galleppini.
Il “Texone”, come tutti lo chiamano, è purtroppo in canto del cigno di Magnus. Uscirà nel giugno 1996, quattro mesi dopo la sua scomparsa dal mondo degli uomini.
A Magnus è dedicata questa bella iniziativa, di cui leggete tutto nei jpg, compreso il "come prenotarsi" per il pranzo all'Albergo "Il Gallo".A lui è anche dedicato un capitolo del mio prossimo libro, "Irripetibili", in uscita a Roma tra qualche settimana.Prosit.
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Dal blog di Luca Boschi

MAGNUS, OVVERO “BOB LA VOLPE”, DIEGO E IL “LITTERING”

Ieri ha spedito un breve commento al post su Magnus a Castel Del Rio, l’amico Diego, a proposito di un incontro con Roberto Raviola, alias Magnus, di una ventina di anni fa.Se volete, andate a rileggervelo, ci mettete un minuto.
Diego è, ovviamente, Diego Ceresa, uno dei più rinomati calligrafi italiani, e anche uno degli ultimi, dato che questa professione, un tempo abbastanza fiorente, va scomparendo. Il suo mestiere è il “letterista”, che nel campo dei fumetti (lo scrivo per chi inciampasse in questo blog per caso, turista da Plutone) si può tradurre con “clui che ficca le paroline dentro le nuvolette”.Diego (che in un futuro mi piacerebbe intervistare qui rispetto alla sua variegata attività, in Italia e all’estero) è anche il calligrafo delle storie di Carl Barks.
Proprio questo punto di contatto (Barks e i Paperi) accomuna Diego e Magnus nel post odierno, tramite una vignetta, quella che qui riproduco e che porta il © Disney, che ha ispirato il secondo e che ha letterato il primo, nella moderna versione uscita in Italia su “Zio Paperone”.


Torniamo indietro nel tempo, ai giorni in cui un giovane Magnus, fresco di diploma, si orienta verso la grafica americana classica. È un trend che nello Stivale è portato avanti soprat-tutto dallo studio di Rinaldo (Roy) Dami, pur contando notevoli seguaci anche nell’ambito dei più popolari disegnatori realistici (o “veristi”, come pure si dice nel giro), da Aurelio Galleppini a Erio Nicolò, passando per Mario Uggeri. Il loro modello di riferimento è il Maestro Alex Raymond, rimasto col suo “Flash Gordon” nel cuore di un’intera generazione di aspiranti fumettisti, ragazzi spinti a intraprendere il mestiere grazie all’incanto delle paginone fantascientifiche raymondiane, delle accurate anatomie dei characters, delle invenzioni tecnologiche e architettoniche, degli echi hollywoodiani risuonanti nelle vignette del biondo eroe.
C’è poco da fare: il fumetto italiano avventuroso, di taglio naturalistico, ha due grandi punti di riferimento Oltreoceano. Uno è Milton Caniff, le cui fisionomie tanto sintetiche da apparire caricaturali, e la cui pennellata pastosa (derivante a sua volta da Noel Sickles) influenzano Hugo Pratt, Paul Campani, Mario Faustinelli: il gruppo della rivista “L’Asso di Picche”. L’altro modello è appunto Raymond, la cui maggiore descrittività si ritrova fra gli altri in Mario Uggeri, Annibale Casabianca, Lino Jeva, Ferdinando Tacconi... E prima di loro in Pier Lorenzo De Vita, che sui giornali della Mondadori offre splendide prove: da “Le avventure di Saturnino Farandola” a “La sposa per un giorno”, da “La spada di Domokos” a “La grande avventura di Marco Za”, tutte regolarmente ristampate in “Albi d’Oro” nel Dopoguerra.
A questi temi dedicherò un paio di lezioni al prossimo “seminario pratico” (da ottobre in poi) che si terrà a Firenze ogni venerdì – per nove ore! - presso la Scuola Inernazionale dei Comics: è impensabile che gli aspiranti fumettisti (e anche animatori) non si confrontino con questi due grandi modelli grafici del passato, a costo di ripudiarli entrambi.Quindi, futuri iscritti, preparatevi! :-)
Tra i modelli di Magnus c'è anche Giovanni Scolari, disegnatore della saga del despota saturniano Rebo. Grazie a Margherita Raviola e agli eredi d Magnus (che ringrazio), è uscita fuori da un cassetto questa immagine usata dall'autore a scopo di studio, disegnata su un quaderno a quadretti come se si trattasse di carta millimetrata (per studiare e riprodurre le proporzioni corrette originali). Si tratta della copertina ricreata dallo staffo della Mondadori dell'"Albo d'Oro" di "Saturno contro la Terra", scritto da Cesare Zavattini e disegnato da Giovanni Scolari.
Sulla scia dei riferimenti agli americani, nel 1959 era nato nella mente di Magnus un eccezionale episodio a fumetti dal titolo Il vendicatore, ispirato al romanzo di K. Roberts “Il passaggio a Nord-Ovest”. La sigla nella prima tavola è “b.l.v.”, che sta per “Bob la Volpe”, temporaneo pseudonimo di Roberto, il cui diminutivo, “Bob”, gli calza benissimo.
Per inciso, la sua derivazione è dalla storia di un altro “Albo d’Oro”, questa volta proprio di Carl Barks (e letterato da Diego vari decenni dopo su “Zio Paperone”): “Paperino e l’oro gelato”.
“Si vedeva a un certo punto”, ricordava Magnus, “un telegramma che diceva, almeno nella traduzione dell’ ‘Albo d’Oro’ che avevo io: ‘Bob la Volpe, Punto Zero’, e questa frase mi colpì per la sua sinteticità”.Il lettering di questa arcaica versione del pluriristapato ’”Albo d’Oro” è di un calligrafo in forza dal lontano 1937 alla Mondadori, il pittore rapallese Roberto De Luca, incaricato di fumettare le storie italiane ed estere del gruppo editoriale.
Due anni dopo l’adozione dello pseudonimo “b.l.v.”, Magnus si cimenta con le avventure del dottor Kastener, un cacciatore di enigmi che riprende l’atmosfera del Rip Kirby di Raymond, con un single benestante per protagonista e un maggiordomo che gli fa da “spalla”. Anche se incomplete e inedite, queste tavole saranno un’ottima credenziale da mostrare a Luciano Secchi, che in un batter d’occhio arruolerà Magnus per i suoi tascabili giallo-neri nati sulla scia del successo di Diabolik.
E la carriera del Magnus che tutti avremmo conosciuto ha inizio...
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